martedì 10 gennaio 2012

Le medaglie di Muttley e la corsa a piedi nudi: come completare una maratona


"Medaglia, Medaglia, Medaglia!"

Chi non si ricorda di Muttley, l'aiutante di Dick Dastardly nel cartone animato "Dastardly e Muttley e le macchine volanti"?
Muttley aveva un solo obiettivo, ricevere una medaglia!

Ma in fondo, cos'è una medaglia? E' solo un pezzo di metallo senza valore!

Ogni volta che arrivo a casa dei miei genitori dopo una gara con una medaglia, mio papà mi chiede se sono arrivato primo. Quando gli dico che la danno a tutti, sembra che ci rimanga un po' male.

In realtà, naturalmente, la medaglia non viene data a tutti: viene data a quelli che finiscono la gara.

Durante la scorsa Milano City Marathon, l'ultima volta che ho corso con scarpe tradizionali, a causa di una tendinite, avevo programmato di ritirarmi al 30° Km.

Faceva anche un caldo infernale, più di 30 gradi… ad aprile!

Lungo la strada le ambulanze soccorrevano runners svenuti, in preda ai crampi; appoggiati a cartelli e lampioni alcuni fra i più estremi vomitavano integratori.

Fra un caduto e l'altro, superando il 30° km l'idea di ritirarmi era sempre più allettante.
Con in mano una bottiglietta d'acqua mi guardavo intorno zoppicando cercando una fermata della metropolitana per poter tornare all'arrivo, ritirare la borsa e andare a farmi una bella doccia. L'euro per il biglietto nella mia taschina, ero preparato!

Arrivare a 30 km con una tendinite sembrava abbastanza onorevole, no? ;)

Mentre sorseggiavo l'ennesimo sorso d'acqua ho sentito un paio di runners chiacchierare mentre mi sorpassavano: "forza, dai, andiamo a prenderci la nostra medaglia"!

!!!

Medaglia? Medaglia, la medaglia senza valore, quella che danno a tutti, a quelli che finiscono...

Improvvisamente, una vocina dentro di me mi ha detto: "Ehi, la voglio anch'io, la mia medaglia!"

Il mio passo non era dei più spettacolari, sulle caviglie erano ben visibili due cerotti antidolorifici.

Nel triathlon si dice: "Corri finché puoi, se non riesci a correre cammina, se non riesci a camminare striscia! ma non mollare mai"!
Ero assolutamente determinato a non strisciare! ma considerate le circostanze, l'idea di camminare non mi sembrava male, la medaglia mi avrebbe aspettato.

La bottiglietta d'acqua era finita, mi stavo chiedendo quando sarebbe arrivato il prossimo ristoro quando lo sguardo mi è caduto sul cartello del 35° km :)

Mentre chilometri scorrevano veloci, qualche chiacchiera, manifesti, le vetrine, visualizzavo mentalmente l'immagine della medaglia intorno al mio collo. La mia medaglia.

Al 40° km mi sono accorto di non zoppicare, qualche passo di corsa, tutto ok.

Gli ultimi due chilometri li ho fatti correndo fino al traguardo. Una gentile ragazza mi aspettava sorridendo, in mano aveva la mia medaglia! me l'ha messa al collo.

Medaglia? Sì, una medaglia! Una medaglia che ha un grande significato: potevo mollare, ero deciso a lasciar perdere, ero convinto di non potercela fare.

E invece, per merito di uno stupido pezzo di metallo, ho finito la gara felicemente con un mitico 04:42:41 che rimarrà alla storia come il mio peggior risultato (o almeno lo spero!), ma anche come un grande insegnamento, anzi due:

1° - Corri finché puoi, se non riesci a correre cammina, se non riesci a camminare striscia, ma non mollare mai! Sì, lo sapevo già, ma ora l'ho imparato e so che funziona.

2° - Se veramente stai male, ritirati! Non saresti un eroe, ma solo uno stupido. Ci saranno altre giornate e altre gare.

No, le due cose non sono in contraddizione: il nostro cervello cerca di proteggerci avvertendoci prima che possa succederci qualcosa di brutto, ma a volte è un po' troppo cautelativo.

Una divertente barzelletta recita: "Io ascolto il mio corpo! - mi dice di sdraiarmi sul divano davanti alla tv e bere una birra!"

A volte, durante una maratona o nella vita, ci serve un piccolo aiuto, un'ancora a cui aggrapparsi per superare le avversità, i brutti momenti, il muro del 30° km.

Secondo la mia esperienza i pensieri positivi funzionano meglio: l'orgoglio, il bisogno di sentirsi superiori, lo "sfidare sé stessi", possono sembrare potenti, ma a lungo andare portano a delusioni e infortuni.

Più è potente quest'ancora, più ci si crede, e più ci si convince di potercela fare, in una maratona, o nella vita. Personalmente suggerisco di aggrapparsi ad un pensiero felice: una persona amata, una causa sociale, ma anche uno stupido pezzo di metallo che chiamano medaglia intorno al collo.


Cordialmente, a piedi nudi :)

Vi aspetto su www.corriapiedinudi.it :)

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