Correre a piedi nudi presenta innumerevoli vantaggi, uno di essi è che quando finisci in una pozzanghera l'asciugatura è immediata. Se si indossano scarpe e queste si bagnano, l'acqua rimane nella scarpa e il piede resta imprigionato in un ambiente umido e sgradevole. Ricordiamo inoltre che l'umidità, unita allo sfregamento produce le odiate vesciche.
Certo, anche correre sulla strada bagnata sotto la pioggia a piedi nudi a non è sempre gradevole; finchè si fa una corsetta l'esperienza è divertente e gratificante; ma a lungo andare, per chi ad esempio si allena per una mezza maratona o una maratona, la pelle umida diventa grinzosa e molle, quello che chiamo "effetto lavaggio piatti" ;)
Quando poi si corre in inverno, oltre all'umidità c'è anche il freddo. Una cosa è fare una corsetta nel parco, altro è correre 20 km nei boschi, ma anche in strada, a temperature intorno allo zero.
Come più volte dichiarato in questo blog, non sono un integralista della corsa a piedi nudi, e penso che se esistono strade migliori, è giusto percorrerle.
Dall'invenzione del Gore-Tex in effetti correre sotto la pioggia, nelle pozzanghere, nella neve, è diventata un'esperienza molto gradevole, sia per quanto riguarda l'abbigliamento, sia per tenere i piedi all'asciutto.
Da quando ho iniziato a correre, in inverno le mie calzature sono sempre state rivestite dalla famosa membrana impermeabile; quest'anno però mi sono chiesto cosa dovevo fare: la prossima settimana, per il ponte dell'Immacolata sarò in montagna e, con un po' di fortuna meteorologica, ci sarà la neve. Per quanto sia un convinto barefooter, non mi ci vedevo a piedi nudi in mezzo metro di neve; d'altra parte mentre provavo le mie vecchie Salomom, non riuscivo a trovarvi nella diversità della calzata, il tacco ammortizzato e alto... no, non potevo tornare indietro!
D'altra parte già domenica scorsa mi sono reso conto che la mesh delle Five Fingers KSO non era il massimo nelle pozzanghere ghiacciate sulle colline veronesi; dovevo trovare una soluzione.
Dopo un po' di ricerche, non sono facilissime da trovare, mi sono lasciato tentare dall'ultima nata della linea "barefoot" di casa Merrel: le Embark Glove.
Essendo una scarpa (molto) invernale, il suo utilizzo dovrebbe prevedere un bel paio di calze calde, anche se tutto sommato, l'aderenza della scarpa al piede lascia intravedere delle possibilità anche indossata senza calze... meno possibilità di bagnare le calze stesse, no? ;)
La suola non è il massimo della morbidezza, ma si piega tranquillamente durante la falcata e il piede sembra spinto naturalmente all'appoggio frontale; questa caratteristica è molto utile nella camminata dove l'appoggio frontale viene meno naturale che nella corsa.
La scarpa mantiene comunque una capacità di torsione sufficiente per assecondare il movimento naturale del piede.
Su internet molti feedback negativi sono sulla parte posteriore, giudicata molto rigida e fastidiosa per il tendine di Achille, il che è abbastanza vero, ma sembra essere sufficientemente bassa per non creare eccessivi problemi; potrò essere più preciso dopo qualche decina di chilometri di corsa.
Prime sensazioni positive, quindi. Il verdetto finale poi lo darà l'uso intensivo nei prossimi mesi.
Una cosa è certa: nonostante la Embark Glove sia una scarpa decisamente minimalista, nonostante la calzata dia veramente l'impressione del guanto, nonostante la struttura della scarpa favorisca un appoggio naturale, correre a piedi nudi o "barefoot", come è scritto all'interno della serie minimalista delle Merrel, è un'altra cosa ;)
In inverno però, quando il termometro scende intorno allo zero, piove o nevica, per mantenere i piedi asciutti, correre in modo discretamente naturale e aumentare la sicurezza su terreni scivolosi qualche piccolo compromesso bisogna accettarlo! :)
Cordialmente, a piedi nudi :)
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